Apple chiude le porte alla cybersecurity? Il caso Skype


iphone securityCon una lunga lettera ai propri clienti, la Apple spiega i motivi per cui non intende collaborare con la polizia per decriptare un suo iPhone 5c, nonostante l’ordinanza del giudice federale di Los Angeles.  Non un smartphone qualsiasi, ma quello appartenente ad uno degli autori della strage di San Bernandino negli Usa in un centro per disabili. I motivi addotti dal gigante di Cupertino per giustificare il diniego sono legati al fatto che se in futuro un software del genere finisse in cattive mani, potrebbe minare la sicurezza di ogni dispositivo Mac.Dunque nemmeno all’imponente FBI si concede di leggere i dati di quel cellulare. L’unico modo per decodificarlo, ad oggi, sarebbe provando a indovinare la password, ma dopo una decina di tentativi il rischio è che tutto vada cancellato.
In questo caso la Apple difende la privacy delle persone o dei suoi clienti, come insinua qualcuno? Sarebbe quindi una lotta per la difesa di un diritto sacrosanto o il timore di perdere clienti, già scottati di recente dal caso di Error53, un messaggio che rende inservibili i device della casa americana?
Al di là delle congetture che potrebbero essere solo malevole, va ricordato un precedente che pochi ricordano.  Skype, la prima società che ha permesso le chiamate in forma gratuita, già da alcuni anni collabora con le polizie di tutto il mondo per aiutare a intercettare le chiamate fatte da delinquenti che non vogliono essere rintracciati. Da sottolineare che proprietaria del servizio sia la Microsoft, acerrima concorrente da anni di Apple, che quindi dimostra di avere un atteggiamento diverso verso il problema.
C’è dunque almeno un precedente importante e diversamente gestito, che attesta quanto il rapporto privacy-sicurezza personale sia in continuo aggiornamento.

 

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